Una rivoluzione lenta ma costante sta cambiando il profilo di un mondo complesso qual è quello del vino. Tra produttrici, enologhe e sommelier cresce sempre più il numero delle donne che si appassionano all’universo vino. 

I NUMERI

Un terzo delle imprese del vino sono condotte da donne e un terzo dei sommelier è donna (dati Istat): una tendenza che lentamente nel corso degli ultimi 30 anni sta cambiando il profilo di un settore che fino a ieri sembrava appannaggio esclusivo degli uomini e che oggi è in grado di produrre un reddito che si attesta sul 28% del PIL agricolo.  La maggiore presenza femminile si registra in quelle cantine dove è maggiore l’attenzione ai temi ambientali, alla qualità e alla diversificazione produttiva.  Circa l’80% delle figure femminili si occupa di comunicazione o marketing, il 51% del commerciale ed il 76% di enoturismo, mentre rimane marginale la presenza delle donne nel tratto più propriamente produttivo, dunque in vigna o in cantina.  

Certo, il quadro che emerge dai vari studi effettuati, non è propriamente roseo: molti gli abbandoni (o richieste del part-time) a seguito della nascita di un figlio ed è alto il numero di discriminazioni a danni di donne (una su 14 è stata oggetto di abusi e/o offese) mentre rimane ancora molto bassa la quota di donne che riesce a occupare posizioni di rilievo nelle grandi strutture aziendali. Non mancano ovviamente figure di spicco, che incarnano iconicamente la rivoluzione in atto: nomi legati a grandi “firme” del vino presi a modello da un numero crescente di giovani donne che scelgono le professioni legate al vino o che assumono ruoli di governance aziendale. 

L’ASSOCIAZIONE DONNE DEL VINO

A portare avanti le istanze dell’altra metà del cielo è l’Associazione Donne del Vino, costituita nella primavera 1988 da una ventina di socie per promuovere la conoscenza, la cultura del vino e il ruolo della donna nell’imprenditoria italiana. Una svolta epocale, che si deve a Elisabetta Tognana, giovane produttrice toscana che intuì che era arrivato il momento di valorizzare il lavoro delle figure femminili che ricoprono un ruolo di rilievo nel mondo del vino, dando così vita all’associazione che oggi conta un migliaio di iscritte tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte, tra queste c’è anche la nostra Alessandra.

UNA NUOVA LEADERSHIP

Si va profilando, dunque, una nuova leadership, meno autoritaria, più inclusiva, flessibile, empatica, come racconta Barbara Sgarzi, giornalista e sommelier nel suo libro “Vino, donne e leadership” (IlSole24): “Sono sempre di più le donne che stanno conquistando il mondo del vino. Ma chi sono queste donne che tracciano la strada del futuro del vino al femminile? “Ci sono le discendenti di famiglie storiche, che dall’esterno sembrano aver avuto la strada spianata e invece magari hanno dovuto lottare contro il pregiudizio di chi diceva loro ‘non sono più i vini di tuo padre’. Ci sono quelle arrivate al vino dopo mille esperienze diverse e lavori anche lontanissimi da quello in vigna o in cantina, come in una lunga storia d’amore tormentata, ma con il lieto fine. Quelle, ancora, che non potevano contare né sul nome né sulla famiglia, ma solo su una grande passione e hanno costruito una nuova realtà negli anni, barbatella dopo barbatella”. 

I CONSUMI

I risultati di questa “rivoluzione gentile” si riflettono anche sui consumi, come ha rilevato lo studio “Wine Intelligence” Osservatorio Uiv-Vinitaly, secondo cui nel 2021 per la prima volta le donne hanno superato numericamente gli uomini tra i wine lover italiani, conquistando una quota pari al 55% dei consumatori regolari: a trainare la crescita le consumatrici più giovani, tra i 18 e i 35 anni, che si dimostrano il segmento più coinvolto dalla categoria “wine”. Una situazione che non è solo italiana: i dati Gallup sulle preferenze tra le bevande alcoliche a livello mondiale indicano che in Usa il vino è la bevanda preferita tra le donne americane.  Nel Regno Unito e negli Stati Uniti le donne rappresentano il 30% dei consumi di vini pregiati, mentre in Cina e a Hong Kong uomini e donne si dividono al 50 e 50. Anche Sotheby’s ha visto un’impennata nel numero di donne che partecipano alle aste enoiche.  L’influenza femminile è molto forte in Asia: in Giappone il concorso enologico Sakura ha una giuria interamente femminile, in Cina i grandi buyer sono donne; in questi Paesi i corsi di laurea in enologia sono frequentati quasi interamente da studentesse.

NO AI CLICHÉ

Parlare di vino e donne porta con sé, spesso, il rischio di cadere nei cliché: il primo in assoluto quello che vedrebbe le donne preferire il vino rosé. In realtà si tratta di un mito da sfatare, dal momento che uomini donne si contendono in ugual misura gli acquisti di vino rosa (73% le donne, 67%gli uomini, dati Nomisma Wine Monitor).
Stando alla ricerca del portale di advertising e marketing Spot and Web, è emerso un pari gradimento sia per i vini bianchi che per i vini rossi, rispettivamente al 33% e al 31%, mentre il 26% delle donne apprezza gli spumanti, il 18% ha un debole per i vini passiti, il 12% per i vini biologici e il 7% per gli “orange”. Una complessità di gusti che conferma come il vino non solo non sia argomento esclusivo della sfera maschile, ma che sia oggetto di approfondimento da parte delle donne che si informano, provano, sperimentano, associando poi il vino a più occasioni di degustazione. La stessa ricerca, infatti, ci informa che i gusti femminili spaziano dai pasti all’aperitivo (magari davanti a un panorama mozzafiato) dalle occasioni speciali (nelle quali brindare con un buon rosso) ai preliminari amorosi, dal cocktail/cena con le amiche alla poltrona accanto al camino nelle sere invernali, durante la lettura di un romanzo o mentre si guarda un film o si naviga su internet. 

C’è differenza, naturalmente, nei comportamenti fra uomini e donne, come spiega la produttrice Donatella Cinelli Colombini, a lungo presidente dell’associazione Donne del Vino, guidata dal mese scorso da Daniela Mastroberardino: «Il maschio è più concettuale, si chiede se la bottiglia che vuole regalare sarà abbastanza costosa, se è una DOC, se viene da un vitigno di pregio. La femmina è più pratica, guarda se il vino che ha scelto si abbinerà con il cibo che verrà servito, se piacerà agli ospiti; insomma, pensa a dare benessere. In generale, poi, le donne spendono un po’ meno, acquistano cose meno impegnative. La donna è un consumatore infedele, è curiosa, ama cambiare ed esplorare». (Linkiesta)

In tutto il mondo, dunque, è attestata la prevalenza femminile negli acquisti, eppure da noi la carta dei vini al ristorante viene data ancora all’uomo.
C’è ancora un po’ di strada da fare. 

 

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