Vendemmia 2023. Il racconto del Vignaiolo Claudio Quarta.
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Diario di vendemmia direttamente dalle Cantine Claudio Quarta Vignaiolo in Puglia
Ci viene rivolta spesso la domanda in Puglia – parleremo poi della Campania, dove ha sede la nostra cantina Sanpaolo - su come sia andata la vendemmia, per ultimo dal bravo giornalista Rosario Faggiano che ha riportato una nostra sintesi insieme a quella di altri colleghi.
Bene, provo a sintetizzare il mio pensiero esprimendo l’augurio che essa venga ricordata come la più drammatica vendemmia della prima metà del nuovo secolo. Con questo voglio significare che si è trattato di una vendemmia infausta, a causa di condizioni climatiche eccezionalmente negative, e allo stesso tempo auspicare che ad essa non seguano vendemmie ancora peggiori.
Vediamo cosa è accaduto.
La primavera è stata eccezionalmente piovosa e questo ha avuto due effetti: stimolo infezioni da Peronospora (*) e difficoltà a contrastarla.
(*) La Peronospora è un fungo patogeno che sopravvive in forma di spore, dormienti, durante l’inverno, ma che si riattiva in primavera causando infezioni della vite in presenza dei cosiddetti “tre dieci”: temperatura
superiore a 10 gradi, germogli lunghi almeno 10 cm e pioggia di almeno 10 mm. Ne va da sé che più lungo é il perdurare di queste condizioni maggiore il rischio e la virulenza dell’infezione.
Il verificarsi di simili condizioni impone di correre tempestivamente ai ripari attraverso idonei trattamenti ma l’acqua caduta abbondante fino alla fine della primavera ha reso difficile e talvolta impossibile l’ingresso degli operatori nel vigneto. Conseguentemente, il fungo ha provocato estese infezioni a danno dell’apparato fogliare e dei grappoli. Ma questo non è tutto. A luglio le temperature sono aumentate fino a raggiungere, e talvolta a superare, i 40 gradi e anche questa condizione è perdurata a lungo. Pertanto, le foglie, già messe a dura prova dall’infezione, hanno ridotto e in molti casi cessato l’attività fotosintetica con conseguente blocco della maturazione.
Quantità: L’esito della vendemmia all’interno della nostra azienda è paradigmatico della situazione in generale. Possediamo 50 ettari vitati tra Pulsano e Lizzano, in provincia di Taranto, parlo della cantina Tenute Eméra, e poco più di un ettaro a Guagnano (LE) a servizio della produzione del Moros, unico vino prodotto in limitatissime quantità dall’omonima Cantina. Orbene, nei 50 ettari, grazie al terreno drenante che ci ha consentito di entrare in campo per i trattamenti biologici ed alla vicinanza al mare, che ha attenuato il caldo eccessivo, abbiamo rimediato una raccolta del 50% inferiore rispetto allo scorso anno, iniziata con lo Chardonnay e conclusasi con il Negroamaro. Nel terreno di Guagnano invece, poiché argilloso, l’acqua ha reso impossibile gli opportuni trattamenti. Pertanto il vino Moros, Salice Salentino Riserva che al Concorso Mondiale di Bruxelles ha conquistato con l'annata 2019 il premio “Miglior vino rosso d’Italia”, non verrà prodotto per l'annata 2023. Ma il Moros non è l’unico vino la cui produzione è sacrificata in nome della qualità.
Insieme a questo, Bianco di Negroamaro e Susumaniello. Il primo a causa del rilascio immediato di antociani dalle bucce che hanno colorato appena il succo ottenuto. Potevamo applicare un trattamento per decolorare (filtrazione su carbone) ma abbiamo preferito di no. Questo è sintomatico del nostro atteggiamento nei confronti della produzione che è quello di limitare al minimo gli interventi in cantina.
Il secondo per scarsa qualità delle uve.
In generale, possiamo dire che a ausa delle avverse condizioni climatiche alcuni vigneti sono stati completamente abbandonati ed altri hanno subito perdite che si possono stimare del 40%-60%.
Qualità: nella norma, così come il grado alcolico, ma solo in quei vigneti nei quali le condizioni e le conseguenze del caldo estremo sono state attenuate in quanto siti in zone ventilate o in prossimità del mare e grazie alla disponibilità di una irrigazione di soccorso, come è stato per noi. In altri casi le temperature estreme hanno potuto impedire una buona maturazione tecnologica, vale a dire il rapporto tra il grado zuccherino e l’acidità.
Oltre alla maturazione tecnologica è importante lo sviluppo della maturità polifenolica, vale a dire delle tante sostanze organiche presenti nell’uva, e quindi nel vino, che lo caratterizzano per profumi, colore e sapori e permettono al vino di evolvere lentamente consentendogli un lungo processo di affinamento.
Quest’ultimo elemento, in particolare, è molto importante per l’apprezzamento dei nostri vini, primi fra tutti Primitivo e Negroamaro, sui mercati internazionali. Occorre infatti che il vino abbia una buona struttura e complessità per affrontare viaggi talvolta difficili, e resistere un tempo anche molto lungo prima di essere stappato e consumato.
Conclusioni:
Pur con le tante traversie affrontate, ritengo che i vini annata 2023 rispondano al requisito sopra espresso e potranno farci proseguire nel cammino avviato di recente che tende a far accrescere la considerazione dei nostri prodotti all’estero, che è elemento di attrazione turistica di straordinaria importanza e volano di sviluppo economico, sociale e culturale. Solo così avremo ripagato il debito con il territorio che per decenni ha prodotto uve da cui sono stati ricavati vini da taglio: vini che partivano per le destinazioni del nord con il proprio nome e si disperdevano sui vari mercati mondiali sotto altra identità.
-Claudio Quarta
Nonostante le sfide di quest'anno, vogliamo condividere con voi il nostro incessante impegno e determinazione nel perseguire la nostra missione: valorizzare i vitigni autoctoni e creare vini che siano autentici narratori del cuore emozionante del Sud.
Scopriteli online: L'enoteca di Claudio Quarta Vignaiolo
Grazie a tutti!
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