Claudio Quarta Vignaiolo

Ricerca e sostenibilità

É dovere di ogni generazione generare conoscenza a vantaggio delle generazioni future

“É dovere di ogni generazione generare conoscenza a vantaggio delle generazioni future” Questa frase la trovate sulla targa che raffigura i 5 ettari di terreno dedicati alla Ricerca e Sviluppo, all’interno degli 80 ettari di Tenute Eméra.

“É dovere di ogni generazione generare conoscenza a vantaggio delle generazioni future” Questa frase la trovate sulla targa che raffigura i 5 ettari di terreno dedicati alla Ricerca e Sviluppo, all’interno degli 80 ettari di Tenute Eméra. Cinque ettari per andare oltre la sostenibilità. Perché essere solamente sostenibili non basta. Lasciare alla generazione successiva le cose come le abbiamo trovate non basta. Non basta per ripagare i danni che le generazioni passate hanno perpetrato. Non basta perché è dovere di ogni generazione lasciare la propria firma sul progresso. Tutte e tre le cantine sono impegnate per attutire l’impatto ambientale di un’attività che per natura comporta un considerevole dispendio di acqua e una notevole immissione di CO2 nell’atmosfera. La produzione di vino, infatti, nonostante la grande attenzione delle pratiche agricole seguite in vigna, nel nostro caso in regime di lotta integrata ed alcune particelle allevate in biologico, è un’attività con una forte propensione all’inquinamento: la sola fermentazione alcolica ogni anno nelle tre cantine Claudio Quarta produce 90 tonnellate di CO2. Va anche detto che 1 solo ettaro di vigneto assorbe 15 tonnellate di anidride carbonica, dunque basterebbe l’attività naturalmente svolta da 6 ettari di vigneto per compensare la quantità prodotta. I 50 ettari vitati di proprietà a Tenute Eméra portano la “bilancia ambientale” in positivo con una capacità di assorbimento di 660 tonnellate/anno di CO2.

I progetti in cantina

Collezione di Biodiversità a Tenute Eméra

Nel 2007 in collaborazione con la Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano ed il Bioparco dell'Insubria, è stato avviato un ambizioso progetto per la preservazione e la valorizzazione della biodiversità della vite. In tre anni, dal 2008 al 2010, sono state impiantate sei repliche di oltre 500 vitigni rari provenienti dal bacino del Mediterraneo. Dal 2014 ogni anno viene condotto uno screening mediante micro-fermentazione di alcune varietà selezionate in base sia al profilo aromatico ed equilibrio tra concentrazione zuccherina e acidità che alla loro eventuale resistenza alle infezioni. I vini così ottenuti vengono degustati dallo staff di Claudio Quarta Vignaiolo con l’equipe dei Prof. Attilio Scienza e Osvaldo Failla, della Facoltà di Agraria di Milano. Le migliori varietà, i cosiddetti "Hit", vengono identificati e tenuti sotto osservazione. Dal 2017 sono state impiantate nuove varietà per arricchire il patrimonio della biodiversità. A partire dal 2015, gli Hit selezionati dalla Collezione di Biodiversità vengono replicati in circa 60 copie in modo da ottenere maggiori quantitativi da vinificare così in scala superiore. Gli Hit che confermano le loro caratteristiche positive in degustazione divengono “Lead” e replicati ancor più estensivamente per consentire una più approfondita valutazione e per seguire un eventuale iter di integrazione nel patrimonio ampelografico regionale.

Winegraft a Tenute Eméra

Nel 2014 Claudio Quarta Vignaiolo insieme ad alcune più importanti realtà vitivinicole italiane ha aderito al progetto di Ricerca “Wine Graft – I nuovi Portinnesti” coordinato dal team scientifico del Prof. Scienza. Il progetto riguarda un tema attualissimo per la viticoltura mondiale, alle prese con emergenze sanitarie, gli effetti di stress idrico e salinità dei suoli dovuti al cambiamento climatico, ma anche con la necessità di ridurre gli input energetici in un’ottica di sostenibilità. La ricerca è orientata ad ottenere portinnesti migliorativi rispetto a quelli utilizzati, capaci di tollerare la siccità e resistere ad elevati tenori di calcare attivo nel terreno. Nel 2014 sono stati iscritti ben 4 nuovi portinnesti nel Registro Nazionale (M1, M2, M3, M4) e la ricerca continua per ottenere portinnesti ideali per tutti gli ambienti. L’obiettivo è ora di sviluppare una nuova generazione più adatta alle condizioni di stress e riuscire a realizzare singoli portinnesti idonei per ogni tipo di ambiente. Nel 2018 è stato impiantato lo stesso clone di Negroamaro sui 4 portainnesti tradizionali e sui 4 della serie M, in filari dello stesso appezzamento, e sottoposti alle stesse pratiche colturali. Si continuano ad osservarne le caratteristiche.